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Crisciani, Chiara, "Tra Dio, intelletto ed esperienza: aspetti del segreto nell'alchimia latina (secoli XIII-XIV)", Micrologus: Natura, Scienze e Società Medievali, 14 [= Il segreto] (2006), 193-214.
- Resum
- L'A. indaga il tema del segreto, dell'occultamento, dell'arcanum e dell'experientia, come valore eccedente, nell'ambito dell'alchimia latina. Partendo dalla definizione di Morieno nel Testamentum, l'A. rileva come nascondimenti si possano cogliere già nei comportamenti degli alchimisti, in cui si rileva la valorizzazione della solitudine in questo ambito di ricerca, tanto è vero che Eymeric, nell'Epistola contra alchimistas, parla appunto dei facitori dell'opus come personaggi rinchiusi in secretis casulis. Anche i libri sono segreti e nascosti, basti pensare alle vicende della Tabula smaragdina, collocata in un antro obscuro, come si evince dal Secretum secretorum, che evidenzia anche l'incontro con un uomo solitario. L'A. esamina il valore del termine secretum in Morieno, nella Turba philosophorum, nel Secretum secretorum, nel De perfecto magisterio, in cui il magnum secretum consiste nel processo di distillazione. Così anche per lo ps. Lullo del Testamentum, il vero segreto dell'arte consiste in un modus operis et operandi; l'osservazione generale dell'A. è che rimane costante nel tempo la connessione tra rivelazione divina e segreto e che si esprime in un lessico specifico: misterium, magisterium, occultum, arcanum, secretum, sacramentum. Questa terminologia sembra esprimere una caratteristica intrinseca dell'arte: tota traditio huius artis est analogica et typica, come afferma Pietro Bono nella Pretiosa margarita novella. Gli autori della tradizione si sono premurati di svelare occultando: l'opus non può essere compreso da chiunque e non può cadere nelle mani dei tiranni, come aveva già messo in luce Ermete nei Septem tractatus. Tale divieto ed avvertimento è espresso a distanza di secoli anche da Bono. Dio è all'origine del doppio obbligo di celare e tramandare il sapere alchemico, per pietas: infatti il dono non è stato elargito a tutti e non a tutti deve essere rivelato e per questo è necessario un linguaggio occultante, per interdire l'opus agli indegni, come sostiene Bono, che inserisce in questa dinamica anche valori propriamente pedagogici, spiegando come i veri filosofi si capiscano tra loro nel corso dei secoli. Ruggero Bacone nel De enigmatibus alkimie adotta non tanto un'occultatio multiplex a livello del linguaggio, quanto riguardo una precisa concezione teorico-epistemologica innovativa circa il ruolo e la portata filosofica dell'alchimia. In questo caso è chiaro come la rivelazione divina, che resta comunque sullo sfondo, sia affidata all'intelletto e alle sue elaborazioni in ambito teorico e scientifico. L'A. sottolinea la valorizzazione dell'esperienza in ambito alchemico come «eccedenza dell'opus» (Geber Summa): essa si esprime in un'esperienza filosofica, che è il nuovo senso del segreto nell'alchimia latina, al di là della verbalizzazione, per cui di ciò che non si può parlare si deve in qualche modo tacere.
Contra alchimistas
De compositione alchimiae
De perfecto magisterio
De perfecto magisterio
De perfecto magisterio (Cum studii solertis indagine universarum... )
Nobilis margarita novella
Opus tertium
Secretum secretorum
Secretum secretorum
Septem tractatus
Summa perfectionis magisterii
Summa perfectionis magisterii
Testamentum (Deus qui gloriose omnipotens existis... )
Testamentum, Iohannes Gualberti m. 12-7-1073
- Matèries
- Alquímia
Filosofia
- URL
- http://www.academia.edu/6214121/Tra_Dio_intelletto_ ...
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